Marracash la recensione di È finita la pace, album che chiude la trilogia iniziata nel 2019 con Persona.
L’effetto sorpresa è ciò a cui ci ha abituati da qualche tempo Marracash, il re del rap italiano, con le pubblicazioni dei suoi album senza nessun preavviso.
Un dettaglio di non poco conto, considerando che le aspettative su ogni sua singola virgola scritta o da scrivere sono sempre state altissime, dunque l’hype è al massimo ogni volta che si annusa che qualcosa sta per arrivare.
E’ stato così, nel 2021, con ‘Noi, Loro, Gli Altri‘ ed è stato così anche con ‘E’ Finita La Pace‘.
Nel primo caso, e il ricordo è vivido, ci siamo svegliati la mattina del 18 novembre 2021 con una campagna d’affissioni in giro per Milano (e non solo) arrivata dal nulla che annunciava la pubblicazione del disco il giorno dopo.
Nessun preavviso, effetto sorpresa totale e una corsa agli armamenti per tutta l’industria musicale, giornalisti, radio e tv.
E’ successa la stessa cosa ma, questa volta, con ancora meno preavviso perché Marracash non ha detto nulla neanche il giorno prima. È Finita La Pace è stato annunciato il momento stesso in cui è stato pubblicato online.
Effetto sorpresa doppio, se non triplo dato che parliamo della chiusura di una trilogia a sfondo psicologico, per lui, e sociopolitico, per gli altri.
Marracash è finita la pace, la recensione
“È Finita La Pace‘ inizia da dove terminava l’album precedente, primo segno di continuità tra i progetti. La parte finale di Cliffhanger, infatti, è anche l’intro di Power Slap.
“Sono tornato nuovo, di nuovo, per finire il lavoro” sono le prime parole di Marra ed è un incipit potente perché fa già capire le intenzioni di un lavoro discografico, il suo settimo, in cui non risparmia critiche a nessuno.
Sono tutti nel mirino, dagli uomini più potenti del mondo della musica (Jacopo Pesce è tra questi?) ai colleghi che non saprebbero dove sbattere la testa senza Sanremo o i singoli estivi, fino anche alla cultura dello streaming che ha appiattito tutto.
Non mancano le critiche a una specifica classe politica, italiana e internazionale. Da Elon Musk definito “evil Musk” fino al nostro “Governo di fasci che dice frasi preistoriche“. E’ evidente, oltre che dichiarata, la sua presa di posizione.
A tal proposito bisogna per forza sottolineare un aspetto importante. Marracash non è semplicemente un artista, un rapper, bensì è un uomo che vive all’interno di una società che vive a sua volta, respira, tocca con mano i disagi di un Paese e di un mondo allo sbando.
L’arte è sempre stata lo specchio della società e la rappresentazione plastica della storia. La musica, poi, è sempre servita per raccontare ciò che accade secondo le varie visioni dei vari artisti ma c’è un problema negli ultimi anni: nessuno prende più una posizione.
Marra è diverso perché restituisce alla musica, alle sue canzoni e all’arte il ruolo che ha sempre avuto, quello appena raccontato, in uno scenario dove non ci sono più identità, dove tutto è estremamente piatto e dove si rema in un’unica direzione.
Quanti artisti, nell’ultimo anno e mezzo, hanno apertamente parlato di genocidio a Gaza citandolo senza mezzi termini, di fascismo, di idee? Ecco, Marracash ha una cosa che gli altri non riescono ad avere (almeno nelle loro canzoni) ed è la forza delle proprie idee.
Si può essere pro o contro, senza dubbio, ma bisogna riconoscere che temi così attuali non si ritrovano facilmente in un intero progetto discografico che vuole essere o viene dipinto come mainstream.
Negli ultimi tempi, restando in questa bolla, gli unici che hanno fatto una cosa simile sono stati solo Tananai con Tango (il racconto di un amore ai tempi della guerra in Ucraina), Ghali con Casa Mia e Dargen D’Amico con Onda Alta, tutti curiosamente inseriti nel cast di Sanremo.
La canzone in cui vengono fatte citazioni politiche, tra l’altro, si arricchisce di un sample davvero d’eccezione, quello di Firenze (Canzone Triste) di Ivan Graziani. Non è l’unico dell’album, perché Marracash decide di citare anche i Pooh e la loro Uomini Soli in un brano dove si parla di solitudine, si cita la depressione data da un mondo sempre più social e meno socievole.
Tema, questo dei social e della droga rappresentata da internet, ripreso sotto forma di amore malato verso un’intelligenza artificiale in Mi Sono Innamorato di un AI, brano che contiene un sample di Lunedì della cantautrice sarda Chiara Floris, in arte BLUEM.
Ci sono un sacco di altre citazioni e sample presi da altri brani e altri artisti, addirittura del 1800. L’inizio dell’album, per esempio, contiene questo pianoforte suonato energicamente ma non tutti sanno che si tratta di un giro melodico ripreso da un compositore spagnolo, Isaac Albeniz, vissuto proprio a cavallo tra 19° e 20° secolo.
Un’altra citazione di altissimo livello è quella di Maria Callas e della sua Un Bel Dì Vedremo, composizione di punta di Madama Butterfly di Giacomo Puccini.
Detto in sintesi, Marracash ha reso musicalmente iconico un album che, già di base, era ricchissimo solo leggendo i testi, come quello di Troi*.
In apparenza, senza approfondire, potrebbe sembrare una di quelle canzoni come tante ne abbiamo sentite negli ultimi anni in cui la donna viene oggettificata e indicata come una poco di buono ma, in realtà, non è per nulla così.
In questo brano si parla di gender, di patriarcato, di utilizzo del linguaggio e Marra si autodefinisce “troi*” per far capire che la storia ha concesso e permesso agli uomini di trovare persino delle parole specifiche per offendere e denigrare le donne, mentre dall’altro lato non esistono delle frasi, parole, concetti di pari (basso) livello perché alla donna non è mai stato concesso o permesso di potere dire qualcosa.
La narrazione continua fino ad arrivare all’Happy End che, in questo caso, si traduce in una presa di coscienza di tutto il percorso psicologico e umano che lo stesso Marracash ha affrontato e superato, raccontandolo attraverso rime e melodie che resteranno incise negli annali della musica.
CONCLUDENDO…
“È finita la pace” è un album completo, un viaggio concreto tra passato e presente con, anche, riflessioni su un ipotetico futuro non roseo ma molto concreto nella struttura, per come viene raccontato.
E’ un album che arriva come uno schiaffo dritto in faccia e ti sveglia dal torpore a cui, purtroppo, siamo stati abituati nell’ultimo periodo a livello musicale.
Tutto così uguale, tutto così stantio e piatto, poche idee e quelle poche si perdono nell’oblio di una narrazione fatta dallo streaming che premia solo i pochi che, su quella famosa piattaforma, hanno appeal solo per una determinata fascia d’età.
Arriva Marra e arriva il power slap necessario.
Era ancora giovane quando si è autoproclamato ‘king del rap’ ma adesso, superati i 40 anni, ha confermato che quella definizione non era solo uno scatto di eccessivo ego giovanile. Era la realtà.
Brani Migliori: Power Slap, Vittima, Troi*
Brani Peggiori: Pentothal
È FINITA LA PACE TRACKLIST
- Power Slap
- Crash
- Gli sbandati hanno perso
- È finita la pace
- Detox / Rehab
- Soli
- Mi sono innamorato di un AI
- Factotum
- Vittima
- Troi*
- Pentothal
- Lei
- Happy End