Mina Fossati recensione.
Lei ha da poco festeggiato i 40 anni di assenza dagli schermi e dai concerti. Lui è invece appena qualche anno che ha deciso di emularla e di ritirarsi a vita privata, pur non finendo di scrivere di certo, tanto che ha firmato per diversi artisti come Laura Pausini, Tiziano Ferro, Noemi e Giorgia, tra gli altri.
Lei non è nuova a collaborazioni artistiche, scegliendo ovviamente i più grandi tra i grandi, come Lucio Battisti, Adriano Celentano, Renato Zero, Riccardo Cocciante, solo per citarne alcuni.
Lui invece è sempre stato abbastanza restio tanto che Fiorella Mannoia può dirsi fortunata ad aver avuto il suo intervento in una di quelle che poi è diventata una delle canzoni più importanti della sua carriera, quella Oh Che sarà, tra l’altro da lui firmata.
Cosa ci fanno i due assieme adesso? Semplice, confermano che gli opposti si attraggono, si guardano da lontano, talvolta in cagnesco, nascondendo in realtà il reciproco interesse.
Non è dato sapere come sia nata l’alchimia tra Mina ed Ivano Fossati, che li ha portati fino ad un album assieme, loro così diversi; ma fatto sta che Mina Fossati è una realtà che le mie, le tue, le loro orecchie possono adesso ascoltare.
Si parte di sottrazione, d’eleganza con L’Infinito Di Stelle, poco più di un piano e voce, qualche appoggio orchestrale in divenire e le loro voci prima sole, poi sovrapposte in maniera lineare, senza ghirigori, senza scene, in cui ”il mondo intero è dove sei tu”.
Tex-Mex, che è il singolo che ha lanciato il lavoro, è un brano ben suonato e realizzato, che fonde blues, tinte latine e folk, ma che non passa alla storia come pietra miliare di cui hanno già sacchi pieni le carriere di entrambi.
Farfalle è un delicato arpeggio di chitarra che ha qualche sentore delle canzoni brasiliane dei grandi maestri che lo stesso Ivano ha molto amato. Il sapore è retrò, malinconico come motivo, leggero ed ironico come testo.
Al contrario si diventa più seriosi per La Guerra Fredda dove i due si confrontano tra una parola che potrebbe bastare, la noia che può diventare insopportabile ed il tanto che c’è ancora da vivere.
“Hai rubato più di quello che hai dato” canta Mina in Ladro su tematica black e chitarra distorta, in cui la chiave originale arriva con la bella fisarmonica che sottolinea la seconda parte della canzone. Come Volano Le Nuvole per par condicio è cantata invece prevalentemente da Ivano e racconta delle sensazioni fisiche facili, quelle che paghi per averle, quelle dove non c’è bisogno d’avere cuore nel fondo della notte.
Orchestrale ed essenziale, molto recitata è Luna Diamante; ricorda quegli studi in bianco e nero, tanto cari ai sabati sera degli italiani, sabati in cui Mina era assoluta protagonista. La regina delle voci, ci ricorda come si canta bene anche ad una certa in Meraviglioso E’ Tutto Qui, dove la sensazione che arriva è che siano gli strumenti ad andarle dietro e non viceversa.
C’è un approccio blues pure nelle chitarre di Amore Della Domenica, che apre anche all’elettronica del vocoder; all’interno del brano i due raccontano che “quello che siamo è quello che vogliamo”, che è in realtà concetto che ricorre più volte in tutto il disco.
Più trascurabile è L’Uomo Perfetto, nonostante la sorpresa del sound, che la vorrebbe orecchiabile ma che invece non riesce a salvarla da una stranezza d’insieme, che solo nelle percussioni e cori finali, trova un po’ di pienezza.
Miscuglio, però riuscito, di stili nella conclusiva Niente Meglio Di Noi Due dove in un unico brano, ti sembra ce ne stiano tre, per intenzioni diverse e arrangiamento cangiante. Insomma Mina Fossati è un gran disco, qualitativamente alto eppure… vi stupirebbe se vi dicessi che non mi piace?
Il problema è che, per linee generali, mi delude perché non c’è nessuna canzone che mi trascinerei dietro nella mia vita, nulla che m’impressiona al punto tale da fare parte fissa della mia memoria che accumula ricordi.
Per dirla tutta, un paio d’anni fa bocciai il secondo capitolo del lavoro della tigre di Cremona con Celentano, con una sonora insufficienza.
Eppure lì c’era Ad Un Passo Da te che, ad esempio, staccava tutto il resto e difatti è stato il grande successo di quell’album. Qui invece non mi sento di bocciare, ed infatti non lo boccio, perché i testi sono interessanti, appropriati, in qualche caso pure molto scenografici, però… però mi manca il pezzo bomba.
Sicuramente sarò controcorrente ma del resto… devo dar voce ai miei pensieri, non seguire belando il gregge, no?
BRANI MIGLIORI: L’Infinito Di Stelle, Meraviglioso E’ Tutto Qui
VOTO: 6/10
Qui trovate la tracklist e scheda del disco.