Per capire N.E.G.R.A., album d’esordio dell’italo-camerunense Cecile serve un minimo di cultura musicale, giusto quel pizzico di infarinatura generale che ti consenta di capire cos’è il dubstep, accettare le varie sfumature del R n’B, sapere chi sono Kelis ed Erika Badu, più un minimo di consapevolezza su cosa sia l’hip hop e quali sono le sue regole. E lo so, lo so, in uno dei paesi musicalmente più stupidi e poveri del mondo, lo sforzo che si richiede all’ascoltatore è notevole. Infatti la bella Cecile, nonostante abbia portato a Sanremo un pezzo assassino come la title track, è stata eliminata non raggiungendo la finalissima del venerdì. Certo, al festival di puttanate negli anni ne sono state fatte tante, ma questa è una delle più eclatanti degli ultimi dieci anni.
Ora è fuori da qualche giorno il suo album d’esordio in digitale e a marzo arriverà anche nei negozi, e il rischio che non venga capito e l’Italia perda la possibilità di valorizzare un artista importante è alto, se non altissimo. Perché N.E.G.R.A. è un disco bellissimo, vario, ricco di contaminazioni, fresco e difficile, ma è anche una delle cose più convincenti uscite dai dintorni di Roma negli ultimi tempi.
La ventiduenne cresciuta a Ostia e figlia di una calciatrice che pare sia stata forte come Roger Milla si presenta con Basta caxxate. Autocelebrazione in chiave elettro-pop, voce aggressiva e voglia di mettere subito le cose in chiaro: questo sarà un disco che non farà prigionieri.
Con Face Down feat. Allasan la rabbia dell’apertura si concede un turno di stop e Cecile apre la sua ugola a un morbido pezzo alla Beyonce, cantato in un inglese non maccheronico, che è già una gran cosa. Ma è solo una fase perché arriva subito la title track, quel NEGRA (perdonatemi se salto i puntini ma a riscriverli ogni tre righe mi viene il Parkinson) che tanto ha fatto discutere quei buontemponi del festival targato Sammy Davis Conti. Parliamo di un pezzo duro come la sella di un cosacco, cantato con una sana rabbia giovanile. Finalmente, aggiungo io. NEGRA è un brano consapevole nelle intenzioni, hip hop graffiante con incursioni R n’B e una base ritmica che ti rimane appiccicata in testa come il ricordo della notte in cui sei finalmente diventato uomo. Testo pesante e tristemente a bersaglio nel raccontare senza sconti né censura il rapporto dell’italiano medio con i colori. E non è un bel rapporto, peggio di un daltonico con l’arcobaleno.
Torna l’elettronica a farla prepotentemente da padrona in Bambine per sempre feat Gianna Chillà. Il tema affrontato, la violenza sulle donne, è quanto mai attuale e dimostra come si possa essere coraggiosi e consapevoli anche a 22 anni. Una canzone tutta a salire, con Cecile che taglia e cuce emozioni ruvide come quelle cicatrici che non guariscono, è continuano a bruciare all’infinito, grattando nell’inconscio come cartavetro.
Mi dicono che la giovane sia un grandissima giocatrice di basket, una passione che emerge nel quinto brano in scaletta, Da 3, come quei tiri che faceva quel mago di Larry Bird nei fantastici Boston Celtics negli anni ottanta. Il feat stavolta è del mio amico Tommaso Zanello, per tutti Piotta, una garanzia. Base bastardissima, tirata come Valentino Rossi quando lo fanno incazzare, flow potente, un paio di passaggi che rimandano agli Afrika Bambaataa, tutto assolutamente godibile e a fuoco.
Due Scale è fin qui il brano meno incisivo della raccolta. Un passaggio poco interessante dal ritornello banalotto e una base incapace di supportare l’ugola della nostra affezionata. In un paese civile sarebbe un riempitivo. In Italia temo sarò il secondo singolo. Non farlo, Cecile, non dare retta a chi ti dirà che invece è perfetto e le radio lo ameranno.
Di ben altro spessore Never Never, altro pezzo in inglese, con la voce di Cecile precisa nel portare a destinazione un brano arioso, con peccati rap esorcizzati in un groove da club che fa solo venire voglia di cantare.
Dal fine serata alla pista da ballo con AfroFunky, dove la signorina metaforicamente invita tutti a muovere il culo come se questa notte non avesse un domani, il tutto su una base deliziosa. Avessi 20 anni la ballerei fino al mattino prima di chiudere la serata in spiaggia, aspettando l’alba insieme ai surfisti. Questo potrebbe essere un gran secondo singolo.
Che Cecile è una ragazza di 22 anni e non una consumata performer internazionale te ne accorgi con Uomini, penultima traccia della raccolta, dove racconta la sua giovanilistica, ma non per questo completamente sbagliata, visione degli uomini. Tranquilla, sorella, crescendo scoprirai che possiamo essere anche più bastardi di così. E anche voi femminucce non scherzate. Si chiama genere umano, purtroppo. Si cambia solo tendendosi la mano e non cercando di fottersi in continuazione.
Il disco si chiude incazzato com’era iniziato, sulle note di Wh*re!, che presumo stia per puttana. La voce di Cecile esplode libera su una base dance che si concede strumentali quasi elettro jazz, e ancora mi fa venire voglia di ballare ululando alla luna, con un joint in bocca e tanta voglia di riparare a tute le ingiustizie subite.
Che altro dirvi, amici? Comprate questo disco, esplorate un mondo altro, comprendete che c’è vita oltre il fattore X o i Nemici di Maria. Bagnatevi convinti nel sangue giovane di Cecile, leonessa indomabile che guarda al futuro in un paese che forse, futuro non ne ha.
BRANO MIGLIORE: N.E.G.R.A.
VOTO: 7,5
TRACKLIST
1. Basta caxxate
2. Face down feat Allasan
3. N.E.G.R.A. feat Rafe
4. Bambine per sempre feat Gianna Chillà
5. Da 3 feat Piotta
6. Due scale
7. Never never
8. Afrofunky feat Kuerty Uyop
9. Uomini
10. Wh*re feat Emma Re
11. N.E.G.R.A. (extended)