Pinguini Tattici Nucleari Hello world, la recensione di Alvise Salerno.
Quante volte sentiamo ripetere la frase “eh ma questo artista è troppo pop” in modo dispregiativo, quasi come se fosse un’offesa?
Quante volte lo abbiamo sentito dire, in particolar modo, riferito a tutti quegli artisti e/o band che hanno legittimamente fatto il salto da un mondo forse troppo cerebrale come l’indie pre-2016 a quello alla portata di tutti del pop, quando da indie è diventato it-pop?
L’elenco è lungo e comprende gente come Calcutta, Gazzelle, Tommaso Paradiso, Coez e potremmo star qui a citare all’infinito ma c’è una band che, forse, rappresenta più di tutti questo salto della quaglia: i Pinguini Tattici Nucleari di Riccardo Zanotti.
In pochi si ricordano o, addirittura, sanno dell’esistenza di brani come ‘Ilaria‘, ‘Test D’Ingresso Di Medicina‘, ‘Castagne Genge‘ (con la citazione evergreen ad Antonella Clerici e alla storica “fa schiuma ma non è un sapone“) o la viralissima ‘Irene‘, oltre a tutti i brani pre-sanremesi.
Ecco, prima di Ringo Starr e degli stadi, prima dei milioni in streaming e del successo radiofonico i Pinguini erano i principini dell’indie italiano, fratelli dei vari Eugenio In Via Di Gioia, Thegiornalisti prima scuola e così via.
Poi, per l’appunto, arriva totalmente a caso Sanremo 2020 e il gradino più basso del podio alle spalle di Diodato e Gabbani con la mega hit, già citata prima, Ringo Starr.
Quello fu il primo passo verso una direzione che in pochi si sarebbero aspettati da Zanotti e soci, quella dell’apertura totale al pop e a un mondo che li ha consacrati nel tempo come una versione 2.0 degli 883 (o almeno così si scrive da anni).
Prima ‘Ahia!‘, poi ‘Fake News‘ ci hanno consegnato delle hit che, a questo punto, possiamo considerare parti integranti della storia del pop moderno.
Difficile che, in tempo di pandemia, qualcuno non abbia pianto cantando ‘Bergamo‘ o ‘Ridere‘. Complicato che quando partano ‘Rubami la Notte‘ o ‘Giovani Wannabe‘ ci sia qualcuno che non le intoni. E si potrebbe continuare.
Insomma, i PTN sono lo specchio musicale di questa generazione a cavallo tra millennial e genZ, senza dimenticare boomer e i più giovanissimi genAlfa.
Piacciono a tutti perché sono semplici ma non banali, hanno un pubblico trasversale che gli permette di riempire gli stadi di tutta Italia con merito.
Artisti che ad ogni singolo pubblicato riescono ad arrivare quantomeno sul podio dei brani più ascoltati non possono che ricevere applausi, non è operazione semplice e scontata.
E ci stanno riuscendo anche adesso, ci sono già riusciti con Islanda e Romantico ma Muori.
PINguINI TATTICI NUCLEARI HELLO WORLD, lA RECENSIONE
Questi due brani sono stati l’anticipazione di Hello World, il nuovo album dove tutto ciò che abbiamo detto prima si condensa perfettamente in 47 minuti di semplicità unita all’efficacia di un linguaggio che, attualmente, solo Riccardo Zanotti riesce a traslare in canzoni.
Ci sono le canzoni d’amore, come ovvio, ma non sono solo quello. Sono la rappresentazione in musica di scene di vita vera, vita vissuta da trentenni che, nella società odierna, possono solo rifugiarsi nei sentimenti e, di conseguenza, nelle canzoni che li raccontano.
“Io Holly e Benji, tu Sailor Moon. Due poli opposti ma stesso mood” è la perfetta esegesi di quanto appena detto.
C’è ‘Burnout‘, dove si cerca di spiegare le ansie e le preoccupazioni di migliaia di persone che convivono con questo fenomeno, applicandolo alla realtà che, probabilmente, gli stessi Pinguini hanno vissuto in prima persona.
C’è la malinconia della fine di un amore di Your Dog e di Amaro, c’è la giustissima critica all’umanità di Alieni, c’è la citazione alla Carmen di Bizet in Nativi Digitali e tutto un crescendo di altre storie ordinarie e quotidiane che, raccontate da Riccardo Zanotti, diventano momenti di straordinaria epicità.
Il punto più alto dell’album, a mani basse e senza possibilità di replica alcuna, è Migliore. Un brano dove si piange dalla prima all’ultima parola, dalla prima all’ultima nota.
Riuscire a raccontare una storia così drammatica come quella del femminicidio/infanticidio di Giulia Tramontano e del suo piccolo bimbo che portava in grembo come se fosse quasi una favola della buonanotte è qualcosa che solo i grandi sanno fare.
Toccare con dolcezza emozioni così profonde ed episodi così intensi, trasformando un ricordo doloroso in una dedica di vero amore di una madre “che diventa mamma” (Giulia) al suo bimbo che “capì che il buio finiva in una ninna nanna” (Thiago) tocca delle corde emotive che appartengono a tutti.
Ecco, Hello World è un album che sa di essere semplice e i suoi autori ne sono perfettamente consapevoli ma chi l’ha detto che essere semplici sia un male, una condanna, un marchio da cui prendere le distanze?
Essere semplici significa riuscire a superare barriere linguistiche ed emotive che, altrimenti, resterebbero all’interno di castelli con ponti levatoi perennemente alzati.
Criticare i PTN sembra essere diventato lo sport nazionale di chi insegue a tutti costi il testo ricercato, la parola che si trova solo sullo Zanichelli o il giro armonico che superi quelli di Bohemian Rhapsody.
E poi ci sono loro, i Pinguini, che, dall’altro lato, sorridono e raccontano le loro storie a migliaia di italiani, consapevoli di far parte delle loro vite e di potersi svegliare tutti i giorni felici di poter dire “Hello World“.