Ammetto di essermi preso più di qualche giorno prima di ascoltare e quindi scrivere dell’album natalizio di Laura Pausini; ne ho avuto assoluto bisogno. Non ero pronto per immergermi nelle atmosfere strennate e luccicanti di un periodo così specifico da avere addirittura delle canzoni apposite con cui tutti facciamo pace una volta all’anno. Mi sembrava davvero un po’ presto. Poi, complici le strade e le vetrine che mai come quest’anno hanno già iniziato a vestirsi a festa, ecco che in uno schiocco di dita mi son trovato già col tipico sorriso beota in faccia, quello del siamo tutti buoni, felici e amici. Che poi non è che chissà che fatica faccia io s’intenda! Però durante quei giorni, in attesa che mi sentissi pronto a rivedere elfi ed i mai mancanti orridi “babbinatali” appesi alle ringhiere, la mia curiosità per questo progetto a tema della “Laurona nazionale” è diventata sempre più forte, complici le tante recensioni dei colleghi, ed i moltissimi commenti social, che mi hanno lasciato ‘si poco sorpreso.
Per qualcuno che ha scritto bene di questo Laura Xmas diverse sono state anche le critiche negative che qui, essendo il disco a tema, prestavano il fianco finanche a forme caricaturali, sbeffeggianti mi verrebbe da dire; molte altre poi, più che recensioni, sembravano addirittura dei comunicati stampa rivisti e corretti con pochissima fantasia, come se non si volesse dir granché. E mi è sorta la domanda: “Può essere davvero Laura andata a sbattere contro un muro per realizzare questo sogno, come lei stessa lo ha definito?”
E così ho iniziato ad ascoltare e mi sono reso conto quasi da subito che in Laura Xmas errore non c’è alcuno, se non un bivio base: ti piace o non ti piace Laura Pausini?
Si può essere stanchi dei dischi di Natale certo, e non è che ogni cantante nella carriera ne debba far per forza uno, ma è impossibile criticare canzoni che sono parte del dna mondiale, capolavori indiscutibili che cavalcano gli anni e che hanno la fortuna di non invecchiare senza il bisogno di sottoporsi ad interventi di botulino; sono le melodie la loro eterna giovinezza.
Ti può non piacere lo swing, non essere uno stile nelle tue corde, ma non si può certo bocciare la realizzazione di un disco con questa idea base; è un’idea, una forma, uno stile e per tanto va rispettata. Si torna a bomba quindi!
La cosa che non ti piace è Laura Pausini? Ed allora se ne può discutere.
Il mio approccio ad esempio è di quelli che a Laura guarda sempre col beneficio del dubbio, generato esclusivamente dalle canzoni; le riconosco un grandissimo carisma, la capacità di riempire un palco anche quando è semplicemente dietro l’asta di un microfono, di aver scelto tanti pezzi che potessero essere di tutti e per tutti e di essere infine cresciuta notevolmente come artista, cimentandosi con varie possibilità agli esordi lontanissime da lei. Il disco di Natale ne è il più fresco esempio. Le contesto invece, soprattutto in passaggi recenti, la scelta spesso di pezzi che non rendono giustizia alla grandezza che si è conquistata in Italia e nel mondo, brani che passano innocui, non in grado di andarsi ad aggiungere alla folta lista di evergreen che è stata capace di creare in 23 anni di carriera. So per certo che una star come lei, un’artista di punta dell’etichetta non sente no, e sceglie di suo pugno cosa pubblicare e cosa no, e proprio per questo la colpa di alcune scelte se la prende tutta lei e da li non scappa.
Ma il disco di Natale è il disco di Natale ed è ingiudicabile. Posso forse disquisire sui grandi musicisti che hanno partecipato alla registrazione o su Patrick Williams, compositore e direttore di orchestra che li ha pertanto diretti? Posso mai aver da ridire sugli arrangiamenti curati dallo stesso, che ha qualcosa come 60 anni di storia musicale sulle spalle ed ha lavorato con i più grandi, conquistando anche la nomination agli Oscar? Ed a Laura appunto, cosa potrei mai rimproverare? Si è fatta passare lo sfizio e lo ha fatto confezionando un prodotto godibile, che ha veste molto internazionale, che può suonare tranquillamente su un giradischi ( o in qualsiasi altro formato preferiate ) nostrano come uno d’oltreoceano. Più che rimprovero forse le avrei dato qualche consiglio, come eliminare l’acuto finale di Jingle Bells Rock, che mi pare un richiamo per le rondini che non potranno ascoltare prima di altri tre mesi, oppure le variazioni vocali su War is Over, troppo delicata per essere scombussolata così nella sua fase finale.
E poi le avrei consigliato di non scegliere Santa Claus is Coming to Town come singolo guida, se la scelta è stata perché dotata di ritmo più easy, che strizza l’occhio alle radio; ricorderei infatti alla Pausini che le radio comunque le canzoni di Natale non le passano, se non proprio in momenti a tema, ed allora se le cose stanno così, avrei optato per alcune esecuzioni più calde come l’apertura di It’s beginning to look a lot like Christmas oppure Have Yourself a Merry Little Christmas, che è riuscita a renderci mantenendone un’atmosfera degna di camino con le calze appese, odore di caldarroste in casa e bambini che guardano fuori vivendo la magia del momento ed aspettando speranzosi chiedendo in continuazione se son stati buoni. Laura Xmas è un disco complessivamente buono, come quasi tutti quelli che le star dedicano a questo periodo magico, ed è inutile che si cerchi di trovarci dentro chissà quali difetti, se non qualche velleità tutto sommato trascurabile.
Il difetto vero è semmai solo uno: torneremo ad odiare queste canzoni il 26 Dicembre, riponendole in un cassetto chiuso a doppia mandata. Da questo non si salva nessuno Laura, manco tu.
INTERPRETAZIONI MIGLIORI: It’s beginning to look a lot like Christmas / Have Yourself a Merry Little Christmas
VOTO: Sei ½/10
TRACKLIST
1. It’s beginning to look a lot like Christmas
2. Let it snow! Let it snow! Let it snow!
3. Santa Claus is coming to town
4. Jingle Bell Rock
5. Have yourself a Merry Little Christmas
6. Jingle Bells
7. White Christmas
8. Happy Xmas War is Over
9. Feliz Navidad
10. Adeste Fideles
11. Oh happy day
12. Astro del ciel