2 Maggio 2017
di Scrittore
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2 Maggio 2017

RECENSIONE:
SUONO QUESTO E SUONO QUELLO – O ZULU´

Ecco la recensione di "Suono questo e suono quello" il primo vero album da solista de O ZULU´ dei 99 Posse.

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Era dai tempi del progetto Al Mukawama e della breve parentesi con i BiscaZulù che non ci imbattevamo in un Luca Persico in arte O’ ZULU´ outta 99 Posse. Ma quelli erano altri tempi, momenti diversi, in cui il geniale artista campano era attraversato da ben altri fantasmi.
Oggi è tutto diverso, Luca si è rimesso a posto, sembra un figurino, un figurino più maturo, consapevole, voglioso di raccontarsi e raccontare per il semplice e legittimo gusto di farlo. La cazzimma invece è rimasta la stessa del passato. E viva Iddio che sia così.

Questo Ep, che a tutti gli effetti è la prima prova interamente solista del nostro, si apre col potente brano d’apertura Non Lo Farò. Una dichiarazione d’intenti in cui O’Zulu sventaglia il suo flow fatto di mitragliate di parole che odorano di vasci, disagio urbano, solitudine, ingiustizie sociali e un po’ di sacrosanta amarezza esistenziale, di quelle che nessun guru in tuta da ginnastica riuscirà mai a estirpare completamente.
Il trittico Fine Pena Mai, Ce’ Magnamm e Giuro sono un aderente commento sonoro per quella Napoli bellissima e ferita che sanguina miseria, genialità e controsensi sotto lo sguardo minaccioso del Vesuvio.
Come detto in apertura, Luca ha tanta voglia di raccontare anche se stesso, a partire proprio dalle proprie passioni musicali. Infatti il disco esplora territori diversi da quelli dei 99 Posse, spaziando dal drum’n’bass al rock più pesante fino a sfiorare l’R n’B. E qui il plauso va a D-Ross & STAR-t-UFFO alle produzioni.
Per trovare un ponte con lo storico gruppo di provenienza tocca aspettare l’inno d’amore per la marijuana di Piantiamola, con quel groove reggae che cova sotto la cenere di un mozzicone che non vuole spegnersi.
E tiemp’ mije è invece un passaggio oscuro, minaccioso e profondo; il pezzo si snoda su una base quasi industrial e sarebbe perfetto per accompagnare una delle tante pallottole che fracassano uomini e sogni nella serie Gomorra. La differenza è che mentre il telefilm poggia sul facile cliché del cane mangia cane, più alcune mestissime varie ed eventuali, il brano di O’Zulu si apre a un’interessante riflessione sull’inesorabile scorrere del tempo e su come sia utile fluire nel suo fiume senza farsi travolgere (“il tempo è sempre lo stesso e la differenza la faccio io, il tempo è sempre blu e la differenza la fai tu“).

Con Sono Questo Sono Quello sembra che abbiano cambiato il disco sostituendo le quartine del buon Zulu con una jam di riscaldamento dei Van Hallen. E così, su una base che più hard rock non si può, il nostro chiude questo riuscito EP, e lo fa con scanzonata voglia di divertire e divertirsi ma senza rinunciare a quel messaggio che è la trave portante del suo lavoro e della sua poetica. E allora Luca O’Zulu Persico, il poco di buono che ha sempre rischiato per dire la sua, l’uomo complicato che è andato vicino al perdersi nei meandri della paranoia auto indotta e della follia, oggi è pronto ad alzare l’asticella. Più consapevole, più ironico, più sereno… e pure 40 chili più magro. Ma sempre e fottutamente potente.
Io vengo dall’inferno mi ha salvato la poesia, rimane ciò che è che poi e quello che sono, un poco di buono, ora senti l’assolo“.
C’è altro da aggiungere?

BRANO MIGLIORE: Non Lo Farò
VOTO: 7/10
TRACKLIST

1. Non lo farò
2. Reo confesso
3. Ce´magnamm
4. Giuro
5. Piantiamola
6. E tiemp´mije
7. Sono questo sono quello