Il primo vento di settembre riporta Erica Mou al centro dell’attenzione in mezzo alle tantissime nuove uscite di questa ultima parte di 2015. Dopo E’ (2011), Contro le onde (2013) e l’anteprima estiva di Ho scelto te (uscito anche in un’interessante versione remix) ecco Tienimi il posto, il nuovo album della cantautrice pugliese.
In questi anni Erica ha tenuto un’intensissima attività live, partecipato a Sanremo (Nella vasca da bagno del tempo), scritto un brano per una colonna sonora (Dove cadono i fulmini) e raccolto numerosi consensi sia dal pubblico che dagli addetti ai lavori. Questo disco arriva con l’interruzione del rapporto lavorativo che la legava a Sugar Music (quasi) dagli esordi e apre le porte ad una nuova fase artistica della cantautrice che ricomincia da se stessa con un’autoproduzione e tanta voglia di mettersi in gioco.
Nel frattempo Erica, è diventata una donna determinata e risoluta che sa come giocare con le metafore e la melodia piena di grazia della sua voce componendo tredici istantanee minimaliste, emozionati ed oltre ogni cosa vere; si, perché le storie di questa raccolta raccontano la verità (o perlomeno qualcosa che gli assomiglia molto) e per arrivare a fare breccia nel cuore viaggiano su una corsia preferenziale.
Tutto si apre con Sottovoce, un brano in cui ci si interroga sull’importanza delle parole, che siano quelle giuste o quelle che avremmo potuto evitare di dire al posto di restare in silenzio; melodia e silenzi si alternano in un crescendo acustico, quasi domestico, che trova compimento sull’inciso che si stampa subito in testa: “… hai mai detto le parole giuste? io si, tante e tante volte ma le zittirei tutte… non mi resta che amare così, sottovoce…”. L’incedere ritmico incerto di Come mi riconosci, sul tema dell’incomunicabilità di coppia (“…Ho ancora paura di te, come delle persone nuove…”) ci accompagna con leggerezza fino alla traccia tre Indispensabile la ballata più riuscita ed intensa di tutto il disco che parla di scelte (e del coraggio di farle) e separazione da qualcosa o qualcuno senza scivolare in inutili autocommiserazioni: “… tutto ciò che credevo indispensabile non è altro che abitudine. se non serve niente allora, non c’è niente per me…”.
Nonostante il mood low tempo di quasi tutte le tracce, l’ascolto scorre leggero, confortevole ed alimenta la curiosità di scoprire la pagina successiva del diario segreto di Erica che molto spesso si tuffa all’indietro per raccontare meglio chi è oggi: i ricordi di bambina di Quando eravamo piccoli ad indicare la separazione naturale dalla famiglia e la casa in cui si è nati (“…l’ombelico è l’unica cicatrice evidente di un distacco…”); la malinconia di un giorno di pioggia alla fine dell’estate in cui rivive la speranza di una storia separata dalle stagioni: “… ma noi non saremo quegli amori finiti, nella pioggia…” (Che pioggia); l’amore e la coscienza di se in un epica interpretazione di Se mi lasciassi sola, un brano dal gusto vintage che ricorda il repertorio migliore delle grandi cantanti italiane degli anni ’60. A sigillo della raccolta il pezzo che da il titolo all’album è una carezza delicata che ci proietta sul futuro, proprio come la donna raffigurata in copertina, e chiude splendidamente un lavoro autentico e genuino che merita tanta attenzione ed applausi per la sua frastagliata unicità (Biscotti rotti).
BRANO MIGLIORE: Indispensabile
VOTO: 8.5/10