La bontà è sopravvalutata, come i tanga.
Quei fili tra le guance posteriori che appena ti siedi ti fanno ricordare che per essere donne vere bisogna sentirsi un poco torturate dalle proprie ambizioni estetiche. Che pure gli uomini ultimamente non scherzano ma è un’altra storia.
Lo dico: i tanga sono scomodi e anche il sedere più bello al mondo viene meglio con una mutanda brasiliana.
In particolare noi donne amiamo farci mentire, alle volte, amiamo sapere che non ci bastiamo mai.
Ci intrappoliamo il corpo e la faccia da sole con bugie tessili e trucchi resistenti all’acqua, al fuoco e alle sbornie per essere presentabili, molto spesso carine, raramente bellissime.
Ma non è una forma di romanticismo, dopotutto?
Ad una che ci tiene ad essere meglio di come appare al mattino appena sveglia, cosa le vuoi dire se non:”è giusto, legittimo e romantico“?
Qualcuno avrà da dire che tutto è dovuto all’insicurezza.
L’insicurezza anche è sopravvalutata. E’ un continuo di “quella fa così solo perché è insicura…”
Embè? Non è che una parte fondamentale di noi, l’insicurezza, in fondo. Perché mai dobbiamo insistere a volerla combattere quando basterebbe apprezzare il fatto che una buona dose di impaccio con noi stessi ci salverà dall’essere delle baffone insolenti?!
E se proprio te lo devo dire, ‘sto fatto che bisogna sempre presentarsi al massimo un po’ mi ha rotto.
Oltre al fattore estetico dico (io sono la prima a intrappolarsi per apparire al meglio), c’è pure la presentazione della bontà fatta persona.
Da piccola, quando mi annoiavo, contavo tutto ciò che era in fila, non importava se erano lampioni, segnali stradali in autostrada o scale. Tra una pausa e l’altra (della conta, intendo) mi rivolgevo ai miei più o meno così: “in questo tratto di strada ho contato 128 lampioni”
Mio padre il più delle volte mi guardava come una piccola rain man, con quell’aria che riuscivo sempre a tradurre come “ma questa figlia perché non pettina le barbie, si scaccola o chiede il gelato come tutti i bambini?“
Mi ci sento ancora “rain”. Rain man co’ la parrucca; eh già.
Mi ci fai sentire tu, mi ci fa sentire la signora alla posta che mi fa notare che per pagare le bollette ho preso il numerino della fila sbagliato.
Noi giovani che facciamo tutto su internet siamo fottuti alle poste, fregati dalla generazione di ferro e cioè quella delle mamme nostre e le zie, ancora meglio le nonne ma anche questa è un’altra storia.
E poco importa dirti che me lo sono chiesta tante volte: ma sono le persone a guardare il pascolo delle pecore e il cane che è tanto caruccio o sono io che del pascolo mi concentro sui fili d’erba ingialliti e il pecoraro sudato?
Fondamentalmente ci sono quelli convinti che le cose importanti da vedere siano tanto evidenti da esserlo per tutti e quelli che si ostinano ad osservare ciò che a nessuno interessa perché sono i dettagli che rendono una persona e una storia uniche.
Così col tempo, a furia di guardare i dettagli, sono diventata una macchina della verità umana.
Questa verità che tanto ci riempie la bocca neanche fossimo degli attori di film per adulti, non ho ancora capito se mi piace o se me la faccio piacere. Ma tant’è…
Io ti parlo e ti guardo come fossi la prima palla di neve che vedo, mi incuriosisce l’animo umano e figurati tu quanto mi fai curiosità, ti dico la mia verità e tu mi sorridi e dici: “sei cattiva con te stessa, non ti pare?“
Ora, io capisco che la mia generazione subisca tanto il senso dell’apparenza, i social sono pieni di immagini nostre al “top”, mai uno che si faccia un selfie mentre sta per mangiare il brodino col dado o mentre va a buttare la spazzatura. Ok, ok. Le regole sono regole ma i primi appuntamenti?
I primi appuntamenti di oggi mi ricordano i colloqui di lavoro, quelli dove ti presenti col tuo bel curriculum ove hai vergognosamente omesso che l’inglese la cui tua conoscenza è scandita da un “ottimo” (come hai scritto) lo usi al massimo al mac donald e agli aperitivi quando chiedi il drink.
Ora, va bene che qualcuno lo conosce davvero l’inglese ma sfido chiunque a dimostrare di non aver mai abbellito nulla nel proprio curriculum o al primo colloquio di lavoro.
Per l’inizio di una relazione è la stessa cosa. Tutti buoni, tutti perfetti, soli per scelta o per sfortuna.
“ho avuto 7 convivenze ma non ho chiuso quelle storie per mia colpa, no, è che ho trovato tutte persone cattive!”
O la mia preferita è:”NON SONO GELOSO, LO SONO SOLO SE MI DANNO MOTIVO DI ESSERLO“
Come ti ho detto, proprio perché sono una macchina della verità umana, vuoi o non vuoi, a forza di scrivere canzoni e peggio, di RILEGGERMI e dire “oh Gesù mio, veramente dentro di me si nasconde tutto questo??” da un paio di anni vivo raccontando la verità da SU-BI-TO.
La cosa incredibile? Quando mi chiedono dell’amore, neanche fossi ad una riunione di alcolisti, dico: “Ciao, sono Romina e sono un poco stronza, non lo faccio apposta, è quasi una dote naturale.Un piccolo mostro interrotto. Ho chiuso delle storie importanti perché le sfumature mi fanno un certo schifo quindi non resisto e sono per le potature quando vedo che l’amore è cambiato. Fondamentalmente piglio e scappo. Fuggo nel pieno delle liti tipo: -scusa, so che vuoi chiarire ma ora non ti sopporto e me ne vado, ciao-, fuggo appena una persona mi fa notare che il mio lavoro è ingombrante- hai voluto la bicicletta, sapida testolina di cazzo?- Sono gelosa in maniera stramba, non ho mai fatto scenate di gelosia pubbliche ma se una ti guarda per strada sappi che io me la piglio con TE e invece di aggredirti scappo, sparisco per 7 giorni, roba che ti viene una gran voglia di andare a -chi l’ha visto- e poi, quando ho sbollito, torno. Sono brava a cucinare si ma anche a distruggere, posso rovinarti la vita se vuoi ma fossi in te ci andrei piano, poi mi guardi interessato perché vedi l’apparenza ma tra qualche anno mica lo so se riesco a mantenermi così, io tra un po’ di anni mi vedo come Sandra Milo, te lo dico perché credo sia interessante che tu ti faccia un’idea precisa di me. Fumo come un cubano; ah!La vuoi una sigaretta, dolcezza?”
Risultato?
Ridono tutti: amici, amiche, pretendenti. Tutti!
Talmente la società è abituata, ai primi appuntamenti,a farsi mentire che per una volta (io e pochi altri abbiamo tanto a cuore sta zozza verità) che diciamo le cose come stanno diventiamo quasi dei personaggi interessanti. Seducenti proprio perché vogliamo sminuire il fuoco del primo momento.
Per un secondo, almeno uno, presentarsi per quello che si è diventa tanto liberatorio da diventare una dipendenza.
Il problema poi è far capire che siamo davvero così stronzi come diciamo, ma anche questa, porcaccia la miseria, è un’altre storia.
Consiglio: scrivi canzoni o pensieri, anche se non vuoi fare l’autore; scoprirai di te cose che mai avresti creduto. Almeno a me è andata così-
Come quella vota che ho scritto stupida pazza e ho capito che mi sono risparmiata tre mesi di analista solo rileggendo quello che avevo buttato fuori giocando.
Scrivi, scrivi e vedrai…
A volte la disponibilità e la bontà un paio di palle. La verità è l’unica cosa che non cambia.
Ecco, Stupida pazza e stronza.