Grazia Di Michele e Mauro Coruzzi hanno portato sul palco del Festival di Sanremo una canzone toccante sulla diversità. Io sono una finestra ha raccolto pareri positivi sul web, tuttavia il risultato del televoto e della giuria della sala stampa è stato impietoso, relegando la coppia fra gli artisti a rischio eliminazione.
Per i due, amici di vecchia data, la gara è secondaria, ciò che preme loro è portare a compimento un messaggio fondamentale, di rispetto umano: “Non è una canzone con intento ideologico, ma che va a prendere il problema dell’ intolleranza, dalle battute di simpatia ad altri comportamenti più gravi… più che una provocazione, vuole provocare una riflessione“.
Molto poetica la spiegazione del titolo del pezzo: “La parete di questa finestra è strana: o la apri e respiri aria pura, o la tieni chiusa e ti specchi cercando di capire chi sei… c’è chi l’ha aperta per gettarsi nel vuoto perché aveva un grosso problema. È importante la parola“.
In conferenza Coruzzi si lascia andare all’ironia conosciuta “Non ho nulla da presentare se non le mie incapacità. L’unica cosa da chiedere è palchi che riescano a reggermi e tarati per le vacche” (…) So cos’è il diaframma, lo uso malgrado i lardominali… ci si può impegnare, anche quando non si ha talento, a imparare qualcosa! Questo ho imparato dopo 40 anni di questo mestiere“.
Poi regala una malinconica considerazione sul grande sentimento che muove i fili delle nostre vite “Cos’è l’amore per me? Non è una risposta che posso dare in venti secondi. Ho conosciuto questo sentimento di rado, quest’anno faccio 60 anni e ho imparato a amarmi un po’ di più”.
Gli viene chiesto di Perle coltivate, disco uscito nel 2012: “Il mio album autoprodotto, era un mio sogno, dedicato alle dive. Ho chiesto anche a Grazia di partecipare, ha accettato senza pensarci un secondo. Lei disse: bello mio, sei intonato ma non hai fiato. E me lo ha insegnato lei“.
La Di Michele racconta come è riuscita a far suo il messaggio del brano: “Do la possibilità a Mauro di parlare di qualcosa di sé, anche se io non posso esperirla. Un po’ come il metodo Stanislavskij, ho fatto un esercizio di immedesimazione (…) Non importa essere travestiti, transgender ecc. conta la persona. Tutti ci mascheriamo: la profondità va scoperta, quello è essere umano. Se è una persona è onesta e buona, non c’è bisogno di altro“.
Si passa poi a parlare del nuovo disco della cantautrice, in uscita domani: “Un progetto tra pittura e musica il mio album; si chiama Il mio blu ma è pieno di colori. Un disco jazz, pittorico, impressionista… bisogna sfogliare il booklet“.