Lo so, sembra impossibile, eppure siamo arrivati vivi alla terza serata del festival, sulla carta la più divertente. Scatta infatti il momento cover, con i 20 artisti in gara che omaggiano la grande musica italiana riproponendo la loro personale interpretazione di diversi pezzi celebri.
Prima di iniziare, però, consentitemi una precisazione: nel mio commento alla seconda serata del festival pubblicato ieri su All Music Italia non è presente alcun cenno all’esibizione di ieri sera dell’ospite Conchita Wurst. Me lo avete fanno notare in diversi, alcuni pure con una certa preoccupazione, magari ipotizzando una mia improvvisa conversione al mondo dellOpus Dei. Tranquilli, non ho scelto di disegnare madonne con i gessetti, non c’è nessun mistero né pregiudizio, o chissà cosa. Semplicemente me ne sono scordato, anche perché subito dopo Conti ha comunicato i quattro a rischio eliminazione. E, come un bambino che osserva le biglie che rotolano, mi sono distratto. Serata un po’ liquida quella di ieri, devo ammetterlo. C’erano qui un po’ di amici, c’era la pizza, il rum, eccetera, eccetera e mi sono dimenticato della barbuta Conchita. Recupero stasera. L’artista austriaca mi è piaciuta, musicalmente ha un bel tiro, con smaccate influenze glam e suoni che rimandano dalle parti di Beth Ditto e dei suoi Gossip. Una sorta di pop disperato che funziona e fa venire voglia di tirar fuori paillettes e lustrini mentre cola il trucco ed esplode nell’aria frizzante un tappo di champagne.
Sulla scelta stilistica, cosa vi devo dire? Grazie a barba ispida su vestito a spalline Conchita si è fatta notare al grande pubblico e ha vinto l’Eurovision Song Contest, quindi la scelta ha più che pagato. È evidente come esteticamente faccia rabbrividire, qui si va oltre il freak show, quindi adesso un salto dal barbiere fossi in lei lo farei. Poi telefonerei a Ru Paul e gli chiederei ragguagli su un look da drag vincente. Ma queste sono solo opinioni modaiole di uno che ieri ha esagerato col rum.
Ok, supplito alla mia precedente mancanza, incominciamo a seguire la gara di oggi.
Si parte con le nuove proposte, sfida ad eliminazione diretta fra Giovanni Caccamo e Serena Brancale. Sinceramente dopo i pianti di ieri sera non sarà difficile per i due fare meglio dei loro colleghi.
È Caccamo a iniziare. La sua è una bella storia, di sale prove squattrinate, autoproduzioni e gavetta finché il maestro Battiato non lo sceglie per aprire un suo recente tour. È anche autore della sua canzone, il che gli da diritto automaticamente a un punto in più d’ordinanza.
Sfortunatamente le buone premesse dell’inizio svaniscono come neve al sole appena parte il brano: pop all’acqua di rose bagnato da un filo di elettronica, testo banalotto e vocalità abbastanza anonima. Peccato perché in molti mi hanno detto che il pezzo sanremese è forse il più debole del suo buon disco d’esordio. Sarà…
Voto: 5
La barese Serena Brancale presenta Galleggiare e anche lei il brano se l’è scritta da sola. Piacevole l’arrangiamento jazz morbido, discreta l’interpretazione ma la canzone non decolla mai; anche qui, la banalità del testo è disarmante. La voce di Serena non è male, prende belle note, ma sulla tecnica deve lavorare ancora parecchio.
Voto: 5
È il turno di Amara e Rachele, anche loro in sfida per andare avanti nella gara.
La toscana Amara si presenta con una bella immagine, molto black e spirituale, ricorda un po’ Erikah Badu. Il suo brano si intitola Credo ma non crediate sia una bella canzone. A onor del vero, è parecchio bruttina. Una linea melodica che sembra provenire direttamente dal cestone dei risibili pezzi sanremesi di baudiana memoria che non si ricorda più nessuno. Però lei ha una voce interessante, il testo ha un minimo di senso, e alla fine la sufficienza la porta a casa. Questa se trova un autore degno di questo nome e si sporca ancora un po’ la voce può diventare brava sul serio.
Voto 6
Rachele è una guaglioncella napoletana di appena diciotto anni che ispira sincera simpatia. La voce ricorda un po’la canadese Dido mentre l’arrangiamento alla Coldpaly parentesi Mylo Xyloto è imbarazzante. Non sapere cos’è l’amore per la giovane Rachele può essere anche una virtù, ma non conoscere le basi per arrangiare un brano del genere per i suoi autori è un peccato mortale. Peccato perché lei ha una voce abbastanza fresca. Un consiglio: picchia il tuo produttore con una mazza chiodata e poi ritenta.
Voto 5
Momento ospite e follia pura. Chitarra alla Satriani e voce alla Pavarotti: si chiama Federico Paciotti e assomiglia vagamente al cantante degli Him. Ah, è stato pure chitarrista dei Gazosa. Li ricordate? No? Fa niente.
Mai vista una roba del genere. Probabilmente non comprerei mai un disco di hard rock con un singer da operetta però gli vanno riconosciute qualità diamantine.
Il primo big a presentare la sua cover è Raf, che opta per Rose Rosse. Cazzo mi uccide vedere Raffaele in questo stato. Canta meglio il mio idraulico, ve lo giuro. Il completo da uomo-rosa-gotico è la croce sulla tomba per l’uomo del self control. Aiuto!!!
Voto 4,5
Se Perdo Te dell’algida Patty Pravo è la cover scelta dalla bella Irene Grandi. L’arrangiamento pop-rock riporta Irene verso territori a lei più congeniali e le consente di portare a casa una fresca rivisitazione del celebre pezzo che non sfigura a confronto dell’originale.
Voto 6,5
Arriva Moreno che opta per Una Carezza in Pugno di uno dei miei più grandi idoli di sempre: il molleggiato. Ho le mani nei capelli e penso di spegnere la tele e allenarmi per i prossimi campionati di sputo del nocciolo della pesca. Ho già un ottimo score, tipo 4 metri.
Invece resisto, perché anche il masochismo ha una sua onestà intellettuale. Lo ascolto, nota per nota, mi sorbisco pure l’arrangiamento ska, fra un’extrasistole, una bestemmia e l’irrefrenabile desiderio di ficcarmi due dita in gola.
E finalmente, quando parte il freestyle finale, mi libero, e vomito verde manco fossi l’esorcista.
Voto 4
Dopo Moreno, la Tatangelo mi pare Tina Turner. Lady D’Alessio sceglie Dio Come ti Amo di Domenico Modugno e, al solito, porta a casa la performance senza sbavature ma anche senza emozionare.
Voto 6
Ospite time: l’astronauta Samantha Cristoforetti, direttamente dallo spazio. Simpatica. Mi vien voglia di lanciare un appello: lei in Italia e Moreno a veder le stelle. Fidatevi, ci guadagniamo.
Si ritorna alle cover. Biggio e Mandelli rispolverano Jannacci con E La Vita, la Vita. Ottimo arrangiamento, sospetto grazie allo zampino di Roy Paci, e interpretazione finto retrò in linea con il progetto presentato fin qui. Un consiglio: magari sincronizzatevi un attimo quando unite le voci.
Voto 6
In finale passa Moreno. No comment.
Chiara porta Il Volto della Vita, cover di una cover di mamma Caselli.
Una versione a tratti ambient, a tratti Bjorkesca la sua, che non demerita. Quella della Caselli però te la faceva salire di più, come dice il Cerboncini.
Voto 6
Nesli fa Mare Mare di Carboni, che è l’artista italiano che amo di più e punto. Confido nell’artista marchigiano ma lui non ripaga la mia fiducia. Il pezzo sembra fatto al karaoke da un alpino ubriaco, e l’intermezzo rap non è che l’ennesimo chiodo sulla bara di Pac.
Voto 4,5
Se Telefonando, interpretata da Nek, fa la sua porca figura. Il cantante emiliano è un ottimo performer e l’arrangiamento su di lui funziona.
Voto 7
Luca e Paolo mi fanno morire. Boh, forse da genovese colgo meglio alcune sfumature, non lo so. Il loro pezzo che ricorda i grandi della musica scomparsi e al contempo ridicolizza il carrozzone che immancabilmente viene generato da tali dipartite, è decisamente a fuoco.
In finale passa Nek. Scelta azzeccata.
È il turno dei Dear Jack che scelgono Io che Amo solo te di Sergio Endrigo, probabilmente il pezzo più amato dai loro trisavoli. All’uso un’interpretazione sufficiente, a parte lo stupro chitarristico del concetto di buona musica a metà canzone.
Voto 5,5
“Cosa stupreranno stasera Platinette e Grazia di Michele?” mi chiedo con un po’ di timore. Il servizietto tocca alla buona anima di Giuni Russo. Fermateli vi prego.
Voto 4,5
Bianca Atzei si butta sulla maledetta canzone di Tenco Ciao Amore Ciao. Il suo timbro sporco è bellissimo. Te pone los pelos de punta.
Voto 7,5
Britti è forse l’unico essere umano della provincia di Imperia ad essere più abbronzato di Carlo Conti. Io Mi Fermo Qui dei Dik Dik potrebbe essere il pezzo perfetto per lui, permettendogli di forzare poco la sua scarsa ugola e concentrarsi maggiormente sulla chitarra. Ma quando voce non ne hai, anche i pezzi apparentemente più semplici diventato equazioni quantistiche. Alex, te lo dico da amico, fai un disco di space blues strumentale e conquista il mondo indie. Ma non cantare più.
Voto 5
Passano i Dear Jack, potere del televoto, ma avrebbe meritato decisamente la Atzei.
Il Presidente della Samp, da genoano, mi rifiuto di commentarlo, non sarei equo. Dico solo una cosa: quanto vorrei conoscere il suo pusher…
Gli Spandau Ballet sono un tuffo al cuore per i miei quasi quarant’anni. Gruppo rivalutato dalla critica con gli anni, offrono un medley raffinato dei loro successi. Tony Hadley con il tempo non è più il figo che era, sembra Pappalardo ingrassato, ma tiene il palco da Dio. Chapeau.
Si riparte con la gara. Lorenzo Fragola si cimenta con una vecchia cover che Dalla arrangiò per Ron, Una città per Cantare. Pulito, centrato, sicuro. Godibile senza strafare.
Voto 6,5
Il Volo stasera vola più basso del solito e la versione dell’immortale Ancora che propone è decisamente meno coinvolgente dell’originale.
Voto 6
La cosa più bella del pezzo di Annalisa è la presentazione da gonfia di Arisa. Lo voglio anche io quell’anestetico.
La cantante si misura con un pezzo di massima difficoltà: Ti Sento dei Matia Bazar. Scelta dissennata, se canti la Ruggiero la brutta figura è dietro l’angolo. Mezzo punto in più per il coraggio.
Voto 5,5
Lara Fabian omaggia la versione della Vanoni di Sto Male, celebre pezzo francese che l’artista milanese rese celebre in Italia. Notevole interpretazione, la canzone le calza addosso quasi fosse sua.
Voto 7
Passa Il Volo. E vabbé…
L’interpretazione di Gianluca Grignani di Vedrai Vedrai di Tenco è suggestiva e il cantautore brianzolo se la cuce addosso con mestiere. Emoziona senza strafare.
Voto 7
Nina Zilla canta Se Bruciasse la Città di Ranieri, song fin troppo perfetta per la sua vocalità. L’inizio è un po’ incerto poi Nina prende le misure e si mangia il palco, anche aiutata da una sontuosa sezione fiati. Mezzo punto in meno perché scegliendo quel pezzo ha ridotto al minimo i rischi.
Voto 7
Malika Ayane. Beh, se fai una canzone di Vasco ti rispetto a prescindere, se poi la canti con passione ancora di più. L’alchimia che fa grandi i pezzi del rocker di Zocca non sta però nella voce ma nell’anima, e Malika la sua la deve far vivere intensamente ancora qualche anno.
Voto 6,5
Passabile Masini, che omaggio lo sfortunato Francesco Nuti in questo festival di Toscana. Un tributo grintoso e convinto dal sosia di Eric Clapton all’attore che ispirò Pieraccioni.
Voto 6
Passa Masini, il che, memori delle performance degli altri 3, è un po’ una bestemmia.
Non ci aspetta altro che conoscere il vincitore di questa gara di cover; i migliori sono già stati tutti eliminati e allora, come si usa dire, che vinca il meno peggio. Probabilmente, vedendo le perfomance di stasera, meriterebbe Nek. Quindi è matematico che non vincerà.
E allora, stanco come il Presidente Ferrero dopo l’immancabile tour in Bolivia, scelgo di raggiungere anticipatamente Arisa in comunità. Se non perdiamo troppo tempo a intrecciare cestini, ci si vede domani sera. Notte.
Federico Traversa