La Crisi Spettacolo dal Vivo è solo all’inizio. Cerchiamo di fare il punto della situazione sui dati raccolti. Cosa ci aspetta in futuro, chi si sta occupando di questa crisi?
Fondazione Centro Studi Doc diffonde i dati sulla situazione lavorativa, sono allarmanti.
1/5 dei lavoratori ha abbandonato il settore, che nel 2019 produceva 1,4 miliardi di euro (0,6% del PIL italiano)
Un settore dello spettacolo dal vivo che mostrava le sue fragilità già prima della pandemia, ora riflette difficoltà evidenti tali da far decidere di cambiare mestiere.
Per capire meglio il significato di questi numeri e descrivere l’impatto della crisi legata al Covid sui tecnici dello spettacolo, tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022, la Fondazione Centro Studi Doc ha condotto una ricerca quantitativa basata sulla somministrazione di questionari ai quali hanno risposto oltre 1000 tecnici e 40 service. La ricerca, pubblicata in Quaderni della Fondazione Centro Studi Doc, Verona, 2022, è stata firmata da Francesca Martinelli, Lidia Barion, Simona De Lellis, Fabio Fila.
Chi ha cambiato mestiere lo ha fatto perché non poteva permettersi più determinate condizioni. L’amara considerazione è che se non hai una famiglia, un doppio lavoro più stabile che ti supportano, lo sbilancio tra entrate ed uscite mette fine al tuo lavoro nel mondo dello spettacolo.
Crisi Spettacolo dal Vivo, qualcosa sta cambiando? Forse…
Il 4 maggio 2022 è una giornata storica come scrive il senatore Roberto Rampi:
Oggettivamente è una giornata storica perché finalmente questo intervento assolutamente complicato viene approvato a larghissima maggioranza e diventa un tema di tutti, non solo della cultura ma anche del lavoro. Contiene il tema della discontinuità della copertura dei periodi non lavorati, tra l’altro esteso a tutti i lavoratori dello spettacolo, che è molto significativo. Ovviamente c’è da lavorare ancora una parte di copertura di questo, perché sul 2022 siamo a posto, dal 2023 serviranno molte più risorse. C’è un impegno anche del ministro dell’Economia sulla prossima Legge di Bilancio.
I parlamentari in Commissione Cultura al Senato hanno votato a favore dell’emendamento che introduce l’indennità di discontinuità, uno degli emendamenti alla legge di delega al Governo, presentati dai relatori Roberto Rampi (Pd) e Nunzia Catalfo (M5S). Obiettivo di questa misura è quello di riconoscere la specifica natura “discontinua” delle professioni creative. L’indennità di discontinuità, infatti, riconosce i tempi di preparazione, formazione e studio quali parti integranti dei tempi di lavoro effettivo, perché connaturati e indispensabili per chi svolge un lavoro delle arti performative. L’indennità di discontinuità riconosce il tempo fino ad oggi ritenuto di non attività come tempo di lavoro indispensabile.
In parole povere: è stato approvato un emendamento che riconosce dei soldi per chi lavora nel mondo dello spettacolo, quindi… scrivere, pensare e studiare fanno parte del lavoro di un’artista. In questo modo l’artista non verrà pagato solo per il “prodotto” ma anche per il “processo”. Ad esempio un cantautore non avrà profitto solo dalla canzone che pubblica ma anche per aver ideato, studiato, provato. Stessa cosa per gli attori, scrittori e qualsiasi mestiere nel mondo dello spettacolo. L’unica cosa che stona un po’ è che per il 2022 i soldi ci sono, per il 2023 chissà…
buone notizie per i live club
Altro passo importante per i Live Club, notizia pubblicata su Facebook dall’Associazione L’ultimo concerto:
Approvato nelle commissioni Cultura e Lavoro del Senato l’emendamento del M5s al DDL Delega Spettacolo, a prima firma Michela Montevecchi, che riconosce i #LiveClub quali 𝘀𝗼𝗴𝗴𝗲𝘁𝘁𝗶 𝗰𝗵𝗲 𝗼𝗽𝗲𝗿𝗮𝗻𝗼, 𝗶𝗻 𝗺𝗼𝗱𝗼 𝗽𝗿𝗲𝘃𝗮𝗹𝗲𝗻𝘁𝗲, 𝗽𝗲𝗿 𝗹𝗮 𝗽𝗿𝗼𝗺𝗼𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲, 𝗹𝗮 𝗱𝗶𝗳𝗳𝘂𝘀𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗲 𝗶𝗹 𝘀𝗼𝘀𝘁𝗲𝗴𝗻𝗼 𝗱𝗶 𝗽𝗿𝗼𝗱𝘂𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗺𝘂𝘀𝗶𝗰𝗮𝗹𝗶 𝗱𝗮𝗹 𝘃𝗶𝘃𝗼.
Con questo passaggio fondamentale potremo proseguire la nostra attività su basi sempre più solide, alla volta del raggiungimento dei successivi obiettivi che ci siamo posti!
Crisi Spettacolo dal Vivo, possibili finanziamenti per organismi culturali
Venerdì 6 maggio si è tenuta al Ministero della Cultura la conferenza stampa di presentazione delle linee di indirizzo su cui si articoleranno i bandi destinati agli organismi profit e non profit del settore culturale e creativo. I bandi, finanziati con fondi del PNRR, metteranno a disposizione ben 155 milioni di euro per la transizione digitale e verde del settore.
Cosa hanno raccontato?
Intervengono il Sottosegretario di Stato per la Cultura Lucia Borgonzoni, Direttore Generale Creatività Contemporanea Onofrio Cutaia e il Direttore Generale dell’Unità di Missione PNRR, Angelantonio Orlando.
Dopo le consuete lusinghe di un settore prezioso per l’Italia – se è così prezioso perché ci arrivano le briciole ndr – si arriva al nocciolo della questione: nelle prossime settimane usciranno diversi bandi dedicati agli organismi profit e no profit.
Quindi occhio al sito del Mic.
Le aree individuate sono: musica, audiovisivi/multimedia, moda, architettura/design, arti visive, spettacolo dal vico/festival, archivi, artigianato artistico, editoria e interdisciplinare.
L’obiettivo di questi bandi è sostenere i piccoli/medi con un 75% di coproduzione. Una scelta che condividiamo poiché le strutture più piccole lavorano in territori lontani dalle metropoli e sono quelli che necessitano di più attenzione. Infine tutti i progetti riceveranno una valutazione così da permettere un riconoscimento delle proprie capacità, misura che ormai in Europa è d’obbligo.
Scena Unita (ne avevamo parlato qui) ha provato a mettere delle toppe ma il sistema è vasto, troppo. Insomma non ci resta che attendere fiduciosi in un cambiamento radicale nel sistema dei supporti statali e dei finanziamenti alle piccole realtà.