In vent’anni ne ho fatte di cose! Ripercorrendo con voi la mia storia tra queste pagine i ricordi, le esperienze, le emozioni si sommano, si mettono in fila e diventano tante, come un bagaglio grande e prezioso sulla schiena che capisco e so mi porterò per sempre nel cuore… così eccoci di nuovo a fare un salto nel passato che diventa sempre più prossimo ad ogni nostro incontro virtuale.
Questa volta siamo nel 2008; con il mio precedente album si era concluso il contratto che mi legava alla Warner Music ed io come sempre in cerca di nuovi stimoli accettai una proposta arrivata da un brillante regista ed autore: Ivan Cotroneo che ai tempi collaborava con Serena Dandini, che mi chiamò e mi disse che aveva pensato a me, alla mia voce per uno spettacolo di varietà insieme a Francesco Paolantoni. Fu la mia primissima esperienza teatrale con una compagnia, con un grande attore comico al mio fianco del calibro di Francesco che ritrovai in una versione inedita rispetto a quella in cui siamo abituati a conoscerlo, forse un po più impegnata ma altrettanto esilarante. Emozioni nuove ogni sera, durante ogni replica del Jovinelli Varietà (così si chiamava lo spettacolo).
Il teatro mi insegnò ad essere più indipendente rispetto alla musica, più concentrata su di me, su come pormi in scena, e condividere il lavoro di una famiglia. E’ stata una delle esperienze più belle della mia storia, musicale e non; il primo ricordo di quel periodo è la sensazione di casa, calore e famiglia. Mi innamorai dei silenzi del teatro così come del rumore dei passi sulle tavole del palcoscenico. La grande attenzione del pubblico, diversa da quella più frivola dei concerti, mi spinse a fare inconsapevolmente un lavoro grande e profondo su me stessa, sull’uso della voce e del mio corpo rispetto a questo nuovo contesto, cosa che mi è servita molto nel mio lavoro negli anni a seguire.
Jovinelli Varietà fu uno spettacolo delizioso costruito sul concetto di varietà, ironico pieno di colori: un divo della televisione dei giorni nostri viene catapultato d’improvviso negli anni 30 e si ritrova nel dietro le quinte di una compagnia teatrale alle prese con le prove di uno spettacolo; tra lo stupore e le difficoltà nell’approccio con gli attori il protagonista alla fine riesce a mimetizzarsi in un epoca tanto distante dalla sua eppure tanto simile per certi versi, coinvolgendo nello spettacolo i suoi compagni di viaggio tra cui anche la sarta, interpretata da me, che grazie alla sua bella voce, nascosta fino a quel momento, diventava la vedette dello show con tanto di piumazze anni 20 ed abiti favolosi.
Portata a termine la mia prima tournèe da teatrante arrivò quasi subito una nuova proposta che mi face letteralmente toccare il cielo con un dito: Paolo Rossi, uno dei miei maestri di sempre venne a vedermi in un una replica di Jovinelli Varietà a Roma, all’Ambra Jovinelli; all’uscita del teatro mi aspettò insieme a sua figlia, e mi chiese di sentirci perché aveva voglia di collaborare per il suo prossimo spettacolo in progettazione ai tempi. Fu un’emozione incredibile, diversa, profonda: mi sentii scelta da un fuoriclasse come Paolo per prendere parte ad una cosa sua, io che fino a qualche mese prima non avevo mai recitato in teatro. Lui aveva deciso di prendersi cura di me, aiutarmi a diventare qualcosa di diverso, più forte del passato. Così dopo qualche mese di prove arrivò Chiamatemi Kowalsky (Il ritorno): un lungo viaggio pieno di genio ed ironia in un’Italia confusionaria, osservando gli anni trascorsi per capire come, e perché, si fosse arrivati fino a quel momento. Diversamente dall’esperienza passata perlopiù musicale e cantata, stavolta mi trovai in scena alle prese con monologhi, battute, improvvisazioni varie e pazzoidi ma sempre a mio agio, incredibilmente, senza sforzo. Il pubblico e la critica premiarono quel gran bel lavoro, durato più di cento repliche in giro per tutta Italia ed acclamato ad ogni data. Ho grandi ricordi di quel 2006, di quelli speciali che di parole adatte a raccontarli non ne esistono. Per tutto questo ho ringraziato e ringrazio ogni giorno il cielo. A seguire arrivarono altre proposte che mi lusingarono, ma in quel momento avevo in mente il mio lavoro, la musica e Syria che voleva andare avanti, forte delle belle sensazioni di cui avevo fatto il pieno grazie a Paolo.
In mente avevo un disco che non poteva essere posticipato, forse il mio preferito tra quelli che ho fatto (anche se non dovrei dirlo); un disco diverso perché io ero davvero diversa: più consapevole e perché no, matura. Un’altra me è il mio un disco speciale; ci ho lasciato dentro tutto: l’anima, il sudore, la felicità ed i dispiaceri. Guardandomi indietro non posso non pensarlo come ad uno spartiacque, o svolta che dir si voglia, nella mia carriera e ne sono molto orgogliosa. In quegli anni ho avuto modo di conoscere molte realtà diverse, musicisti brillanti.. Mi sono messa proprio a studiare e scovare il sottobosco indie della scena italiana di allora chiudendomi in quel mondo senza ascoltare praticamente nient’altro. Questa mia inclinazione così radicale ed improvvisa mi fece venire voglia di approfondire ancora di più e fare una piccola pazzia proponendomi ad un pubblico tanto distante dal mio senza troppe remore, in punta di piedi e senza volere insegnare niente a nessuno. La mia rinnovata consapevolezza di interprete mi portò in maniera naturale a scegliere dei brani già editi per cercare di riproporre, almeno in parte, l’effetto devastante che questi avevano avuto su di me cercando di dar loro linfa nuova, cercando di raccontarne le sfumature: ad accompagnarmi in questa avventura ci fu Cesare Malfatti, uno dei guru della produzione indipendente italiana nonché membro dei La Crus, che chiamai personalmente per chiedergli supporto e che decise di aiutarmi da subito abbracciando con entusiasmo il mio progetto. Ho creduto molto in Un’altra me, scegliendo le canzoni che volevo io; da La distanza e Canzone d’odio dei miei amati Mambassa a Cenere dei Marta sui Tubi e Prenditi cura di me dei Blume passando per Momenti, un diamante per me, di rara bellezza che mi arrivò quasi dal cielo: Claudia Endrigo, figlia dell’indimenticabile Sergio, un giorno mi propose di leggere dei testi di suo padre rimasti ancora inediti e scegliere qualcosa che sentissi nelle mie corde, così mi innamorai di uno di questi bellissimi scritti, lo proposi al mio produttore che lo musicò e così nacque uno dei pezzi più belli che abbia mai interpretato, e che continuerò a proporre finché canterò.
Le canzoni che scelgo di portare con me da questo disco sono:
Momenti: L’unico inedito di Un’altra me; un testo che mi fa sognare ogni volta che lo interpreto; un regalo dal cielo dal Signor Endrigo che mi ha donato un pò della sua immensa eleganza e poesia.
Canzone d’odio: Un brano energico e incazzato dei Mambassa molto apprezzato dal mio pubblico nei live. Non una semplice dichiarazione d’odio, ma anche d’amore perché i sentimenti forti spesso si assomigliano e lasciano sulla pelle gli stessi segni indelebili.
Syria
NOTE DELLA REDAZIONE:
Un’altra me è il settimo album in studio di Syria, il primo pubblicato con Sony Music Italia l’8 febbraio 2008. Un album che segna per molti versi una vera e propria svolta nella carriera della cantante romana che, grazie a questo progetto discografico curato nei minimi dettagli (e impreziosito da un ritratto dell’artista realizzato dalla pittrice Ana Bagayan e usato come copertina), ottenne ottime recensioni da parte della critica specializzata.
La tracklist ufficiale del disco nel suo formato fisico si compone di 11 cover ed un brano inedito, ma a ridosso della pubblicazione ufficiale dell’album uscirono in rete esclusivamente in formato digitale altre 3 tracce scaricabili da altrettante piattaforme di downloading: Canzone di lontananza (Valentinadorme), Oceano (Ritmo Tribale) ed un inedito scritto da Gigi Giancursi dei Perturbazione in un primo momento intitolato La Gioconda e successivamente diventato Prima che farà mattino.
Per la promozione dell’album sono stati realizzati i videoclip de La distanza per la regia di Romana Meggiolaro e di Canzone d’odio diretto invece da Cosimo Alemà. I Due video rappresentano visti in sequenza un’unica storia con protagoniste la Syria del passato e quella della svolta indie.
TRACKLIST
1 – La Distanza
2 – Prenditi cura di me
3 – Le Paure
4 – Canzone d’odio
5 – Non dimentico più
6 – Cenere
7 – L’Antidoto
8 – 4 Gocce di blu
9 – Momenti
10 – 1968
11 – Terra
12 – Il Modo migliore
PRODUZIONE ARTISTICA: Cesare Malfatti