Motta – Suona! VOL.1 – scaletta alla fine dell’articolo.
Il 27 novembre siamo andati a vedere il concerto di Motta a Base Milano, un’esperienza decisamente particolare. Non si trattava del solito evento musicale in un teatro o in una grande arena, ma di qualcosa di diverso: uno spazio non convenzionale, un’atmosfera intima, e una proposta che richiedeva la partecipazione attiva del pubblico. Con me c’era Sara Parziani, attrice e autrice, che ho invitato a cogliere le diverse sfumature di questa serata unica. Una festa a cui hanno partecipato diversi artisti e diverse generazioni. Motta ottimo padrone di casa che invita tutti a fare un po’ come ci pare… invita pure noi “accrediti” a comprare i suoi dischi (e mi pare corretto). Il risultato di questa serata è una riflessione di Sara che restituisce appieno lo spirito del progetto Suona! VOL.1, che vi lascio leggere di seguito.
Un patto proposto da Francesco Motta per questo nuovo progetto Suona! VOL.!1, debutto della sua etichetta discografica Sona Music Records: la musica al centro, “Sona!” appunto, e la promessa è stata ampiamente mantenuta in questa prima data milanese a Base Milano. Prima data di due, dopo la doppietta romana, non un tour quindi ma un esperimento proprio come tutto questo lavoro, un appuntamento tra la musica di Motta e il suo pubblico.
Non c’è un palco ad attenderci ma un strumenti, fari e cavi al centro in una sala di cemento grigio con appese poche stampe nere su bianco con alcune frasi dei suoi testi.
Tutto scarno, tutto volutamente scelto per non fare un grande show ma attivare l’ascolto vero, quello che da lì a poco sentiremo come elettricità in noi e nelle relazioni che si creeranno con le persone accanto e gli stessi musicisti.
È così che inizia questo esperimento tra il punk e lo psichedelico fortemente voluto da Motta: senza palco solo lui, Giorgio Maria Condemi, Cesare Petulicchio e Roberta Sammarelli e noi intorno.
Ed è vero, all’inizio la visuale ridotta lascia qualche perplessità spazzata via poco dopo dall’intensità con cui arrivano le luci e soprattutto i suoni grazie ad un ottimo lavoro di amplificazione che rende allora ancora più chiara la scelta, ridurre tutto all’osso forse anche le presenze fisiche per permettere di concentrarsi sulla musica.
In questa dimensione, quindi, si apre la serata con Cambio la faccia un brano della sua prima band i Criminal Jokers (di cui suonerà anche Bestia) che rispetto alla prima versione più graffiante ora pare fluttuare in una profondità onirica. Gli segue Suona l’unico singolo di questo album che ne rappresenta una sorta di manifesto immergendoci in una serie di immagini, anzi, suoni poetici:
La mia casa (suona) E lo sguardo di mio padre (suona) Il giardino della scuola (suona) E la porta chiusa a chiave (suona)
Ma lo stesso “Suona!”, o meglio, “Sona!” diventa anche un codice, un’esortazione, una richiesta che rimbalza tra il non-palco e il pubblico come un rituale tra lui e Motta.
Anche questo dialogo sembra richiamare ad una situazione informale, una sala registrazione aperta alla sperimentazione, ma anche una jam session tra amici dove chi assiste viene invitato a cantare, a prendere uno strumento e suonare, a fare domande ma anche a fare quel c***o che volete. Forse qui a Milano siamo ancora troppo freddi e ben educati per rompere definitivamente la quarta parete, e allora ci pensa direttamente Francesco Motta a mescolarsi tra la gente mentre canta …. e scambiare sguardi, sorrisi e abbracci tanto che la situazione continua a mescolarsi ancora di più con una totale libertà anche tra il pubblico, ci si sposta, si scambia qualche battuta con la persona vicina, qualcuno si allontana per tornare subito dopo con un paio di bicchieri in mano.
È lo stesso desiderio di cambiare e di condividere che continua ad arrivare dal centro sala dove non si risparmiano Roberta Sammarelli e il suo basso, Cesare Petulicchio alla batteria, Giorgio Maria Condemi alla chitarra e lo stesso Francesco Motta voce ma anche, da polistrumentista, alla chitarra, al synth e al pianoforte come nell’intensa Anime perse che lascia senza fiato.
Si alternano allora, nuove forme ma anche nuove condivisioni, dicevamo, ecco la cantautrice bresciana Ginevra con My baby! e La fine dei vent’anni che ascoltiamo seduti a terra (su invito di Motta) e lì ci guardiamo, ci riconosciamo come un unico pubblico che, ci dice il cantautore, non siamo un pubblico intergenerazionale e la fine dei vent’anni qui l’abbiamo vista tutti da un po’ e probabilmente è proprio l’essere parte di una stessa generazione tra noi e lui a permettere questa reciproca comprensione. Poi ecco il rapper romano Danno dei Colle dei Fomento che Motta definisce una delle persone per lui più importanti, anche nella scrittura, e con cui canta Minotauro composto per la colonna sonora del film The Cage.
Si arriva insieme verso il finale della serata con la nuova potente sperimentazione di Se continuiamo a correre, che proprio in questi giorni pre-concerto mi ha accompagnata:
Mi suonano alla porta Non trovo la mia faccia Gli occhi sono strade Che riportano al presente Quello che ho sbagliato Non è servito a niente”
per poi concedersi un liberatorio Prenditi quello che vuoi pronunciato con il cuore in gola e sciogliersi in un ballo che continua mentre i fari si spengono, le luci di Base si riaccendono e Motta nella mischia balla insieme a noi.
E, in questi tempi strani che paiono non voler migliorare, mi viene da pensare alla speranza, al fatto che lui quello che voleva stasera se l’è preso, adesso tocca a noi.
Motta – Suona! VOL.1 – scaletta 27 NOVEMBRE
CAMBIO LA FACCIA
SUONA
E POI FINISCO PER AMARTI
ROMA STASERA
QUELLO CHE SIAMO DIVENTATI
BESTIE
MY BABY CON GINEVRA
LA FINE DEI VENT’ANNI CON GINEVRA
CHISSÀ DOVE SARAI
SEI BELLA DAVVERO
ABBIAMO VINTO UN’ALTRA GUERRA
LA NOSTRA ULTIMA CANZONE
ANIME PERSE
ED È QUASI COME ESSERE FELICI
DEL TEMPO CHE PASSA LA FELICITÀ
MINOTAURO CON DANNO
SE CONTINUIAMO A CORRERE
PRENDITI QUELLO CHE VUOI
Foto di Pepsy Romanoff