“Scusate se mi permetto però qui ormai stanno cantando cani e porci ovunque”, dice Laura Pausini.
Come al solito, a fare scalpore è una espressione colloquiale e leggermente spettinata invece che il concetto, il contenuto.
Leggo titoloni che richiamano proprio questa frase e poi gli articoli si limitano a riportare il discorso della cantante in occasione della sua recente intervista a Radio Italia senza neanche provare a comprendere il significato intrinseco di quanto la Pausini stesse cercando di dire. Anzi, lasciando spazio ai giudizi sommari del popolo di Facebook che tendenzialmente l’ha massacrata per il suo pensiero.
Nella lunga intervista rilasciata a Mauro Marino e a Manola Moslehi, Laura raccontando della figlia Paola che cantava mentre suonava il pianoforte, esprime un concetto grande: “Paola, canti benissimo ma non pensare che la musica, fatta a livello professionale, sia solamente ciò che canti. Ci sono tantissime sfaccettature, devi essere molto forte di cuore e di mente. È un lavoro difficile”.
Forte di cuore e di mente.
È lo stesso principio che governa chi intenda fare il medico o l’avvocato e tutti i lavori, da quelli più concettuali a quelli più manuali. Se vuoi fare il giornalista, devi avere il sacro fuoco della penna che scrive con cuore e mente. Se vuoi fare l’astronauta, il pilota da rally o il muratore, uguale.
La spinta deve essere tanto emotiva quanto razionale: cuore e mente.
È da qui che dovremmo partire per comprendere il senso del discorso che ha fatto la cantante di Solarolo.
Spiega Laura Pausini: “Mio padre mi ha insegnato ad essere molto disciplinata, questo lavoro senza disciplina, puoi esser la voce più bella del mondo, non lo fai perché devi avere un grande rispetto”.
Tra tutte le parole che dice, lasciamo stare i cani e i porci, che è solo un modo genuino e nostrano di esprimersi e prendiamo invece la disciplina ed il rispetto.
La disciplina richiede, per chi la impone, il coraggio della severità e per chi la apprende il virtuosismo che prima viene imposto dall’esterno e poi dovrebbe arrivare dall’interno e trasformarsi in autodisciplina. E allora la Pau prova a dire questo: “Ci vuole rispetto perché è un lavoro, è una cosa seria”
Come tutti i lavori, infatti, richiede responsabilità.
“Sono stata testimone di cose indescrivibili per me, come medici che mi chiamano che usano la musicoterapia, genitori che sono in ospedale e mi chiedono un audio e… sono cose che ti cambiano la vita. E non è per Laura Pausini, è per la voce. Bisogna stare molto molto attenti”.
L’importanza di questa frase, arriva forte e chiara? Avete mai avuto un insegnante che vi ha cambiato la vita? Se sì era un insegnante che usava cuore e mente. Il cantante, ha grandi responsabilità e come dice lei, non per il nome che porta, ma per l’emozione che fa arrivare con la propria voce, con le parole, con la musica.
Ecco che allora tornano chiari il concetto di disciplina e rispetto: la voce va educata con anni di studio, autori e compositori hanno un ruolo importantissimo e – ahinoi tranne qualche caso – mai ben riconosciuto ed apprezzato.
Laura, poi, che ama parlare della figlia, racconta un episodio accaduto mentre le due erano in macchina: “…mi ha messo una canzone che non vi dico e mi ha detto ‘mamma questa qui è bellissima’. Io le ho risposto: ‘Secondo te questa persona sa cantare? Senti qui, è tutto autotune”. E poi Laura Pausini specifica: “Alcuni cantano perché lo usano come strumento, come suono, non perché non sono intonati, infatti poi li vai a sentire e cantano davvero”.
Ecco, il tanto nominato autotune che per i pochi che ancora non lo sanno, è uno strumento nato con lo scopo di correggere l’intonazione o mascherare piccoli errori vocali o imperfezioni della voce. In realtà, come spiega l’artista, se usato come strumento migliorativo è utile ma se abusato, semplicemente è inutile perché smaschera il cantante rendendo chiaro che non sa cantare.
In questo caso l’autotune è come il doping: diventa una “sostanza illecita”, una pratica artistica a scopo non migliorativo, ma finalizzato alla finzione di una capacità canora. Come per gli atleti esiste l’antidoping, per i cantanti dovrebbe esistere anti-autotune.
Se lo usi in maniera eccessiva è giusto che non canti più perché viene eroso il valore principale: sapere cantare.
Laura aggiunge un’altra frase significativa che dice alla figlia: “Adesso ti faccio sentire una canzone e le ho messo su Run To You di Whitney, si parte da lì, dalla regina vera. […] le ho detto fammi vedere il braccio…”
Voleva vedere la pelle d’oca.
Perché è questo che un cantante, un poeta, un attore, un musicista, un paroliere, un artista di emozioni deve essere capace trasmettere: una reazione involontaria che coinvolga la sfera emotiva, che commuova o crei trambusto interiore.
Ecco perché andrebbe compreso meglio il discorso di Laura Pausini.
Ha detto “cantano cani e porci” ma voleva intendere – è evidente- che cantano persone senza disciplina, senza rispetto per questo lavoro, senza saper cantare.
Conclude il suo intervento con: “Per me fare il cantante significa questo. Altrimenti bisogna stare a casa.”
Direi che le sue considerazioni potrebbero essere UN BUON INIZIO di riflessione e rispecchiano perfettamente il mio spunto di vista.
E il vostro qual è?