Love Mi, analisi della serata.
Una piazza Duomo degna della finale del Festivalbar in piazza del Plebiscito a Napoli! Eh sì, cari boomer che ieri avete dato il peggio sui social con insulti, sconcerto e farraginosa supponenza per quanto stavate vedendo su Italia 1, in prima serata!
Andiamo con ordine. Fedez e J-Ax organizzano un concerto benefico che chiamano LOVE MI in favore di TOG – TOGETHER TO GO, onlus d’eccellenza nella riabilitazione dei bambini affetti da patologie neurologiche complesse. I fondi, in particolare, saranno usati per costruire il nuovo Centro Tog Carlo De Benedetti a Milano. E già qui, tanto di cappello, direi. No? No, questo non era tema di conversazione, ieri sera.
Per portare avanti l’iniziativa Love Mi invitano 22 artisti che si alternano sull’enorme palco realizzato in Piazza Duomo a Milano. Il concertone inizia alle 18.00 e gli ospiti sono Caneda, Mydrama, Frada, Cara, Paulo e Beba, che si sono esibiti su Mediaset Infinity.
Love Mi, un’analis
La performance di Rosa Chemical è la prima in diretta su Italia 1. A seguire: Rose Villain, Miles, Mara Sattei, Nitro, Ariete, M¥SS KETA, Lazza, Dargen D’Amico, Rhove, Paky, Shiva, Ghali, Tananai, Tedua e gran finale con Fedez e J-AX. Oltre a questi, ospiti in quantità.
Cosa? Ah, sì, molti di questi non li conoscete, certo. Pazienza. Non potete essere onniscienti in fatto di musica, anche se magari siete addetti ai lavori.
Questi artisti cantano per un pubblico giovanissimo, hanno quel target lì, quindi ci sta che un over 40 non li conosca. Da qui a leggere tutto il dissenso che ho scorso ieri sera sulle bacheche dei vari social, però ne passa. “Che vomito”, “Ho cambiato subito canale”, “Che musica di merda”, “Non sanno cantare”, “Ma la musica dove è finita?”, “Un incubo!”. Ho letto commenti che la Santa Inquisizione può solo accompagnare.
E invece la serata è stata un successone, con una piazza strapiena di gente e uno share tv medio del 10% (terzo programma più visto tra i canali nazionali). Io come sempre l’ho seguita con mio figlio ed alcuni suoi amici che erano da me a cena. Solo alcuni, gli altri erano in piazza per il super evento imperdibile.
Ammetto che io stessa ho faticato a carburare, soprattutto con i primi artisti sul palco del Love Mi, ma poi mi è piaciuto davvero. Un evento ben strutturato, ben pensato e assolutamente scorrevole.
Erano stonati? Vasco, Pezzali, Jovanotti non sono proprio campioni di intonazione e modulazione della voce, eppure riempiono San Siro. E comunque non erano tutti stonati e oltretutto stiamo parlando di musica che resta pur sempre una forma d’arte ed in quanto tale deve arrivare per le emozioni che trasmette. E se piazza Duomo era così gremita e se le classifiche di Spotify vedono questi “sconosciuti” tra i più ascoltati, una domanda dovremmo pur farcela. Stiamo parlando del frutto di un nuovo modo di concepire la musica, di fotografare la società che viviamo, di comprendere il mondo che in questo momento storico ci ospita.
Cogliamo semplicemente questa nuova fruizione della musica. Cerchiamo di capire cosa sta succedendo. Quale evoluzione (o involuzione) si stia compiendo e perché.
Avete presente le poesie di Leopardi, espressioni di scrittura pregna di precetti classici, addolcita da elementi romantici? Siamo nel 1800 e la donzelletta vien dalla campagna, il passero solitario errando va, Silvia rimembra ancora quel tempo della sua vita mortale e blablabla. Ricordate?
Poi nel 1900 arrivano i futuristi. Loro vogliono abolire la poesia nostalgica, il sentimento romantico e l’ossessione per il passato; inneggiano alle innovazioni, sono prepotenti, dinamici, chiassosi, esaltano il caos e sventrano la metrica.
Ecco, mi permetto di fare questo paragone. Questa nuova generazione di cantanti rapper, trapper o chiamateli pure come volete voi, stanno scardinando la musica a cui eravamo abituati. Io stessa, fino a qualche anno fa, li chiamavo “rapperdimerda” tutta una parola, ma poi ho iniziato ad ascoltarli veramente e con assiduità perché ho due figli a casa che mi hanno “costretta”. In verità non mi sono mai opposta, ho cercato di capire questa musica, per capire i miei figli. Due anni di pandemia, chiusi in casa, loro due ed io, mi hanno immersa parecchio in questo nuovo stile musicale. Mi piace? No! È lo specchio dei tempi? Sì.
E allora, cari over -anta, cerchiamo di andare oltre la nostra zona comfort, cerchiamo di diminuire il divario sempre più preoccupante che si sta creando tra noi e i nostri figli. In quella piazza, ieri sera, c’era il nostro futuro. I nostri giovani. Figli, nipoti, figli dei nostri amici.
Non vi piace questa musica? Non dovete ascoltarla per forza. Il mondo è pieno di generi musicali, scegliete il vostro senza sollevare tanto polverone.
Ma non commettete, non commettiamo l’errore di metterci in cattedra, di pontificare, di colpevolizzare, di scandalizzarci. Vi ricordo che Giovanna D’Arco fu bruciata perché indossava abiti maschili ed era il 1400 e vi ricordo che Galileo Galilei fu considerato eretico per avere osato dire che la Terra girava intorno al Sole ed era il 1600.
Insomma, non rimaniamo ancorati al “certo, alle abitudini, all’ovvio” in maniera ottusa e accogliamo il nuovo che avanza.
Stiamo parlando di musica, è una cosa bella. Sempre.